mercoledì 23 luglio 2008

Cronache di Pizzardi - II

Ozzacil mi diede indicazioni circa come arrivare nei pressi del villaggio.
Radunai i miei libri, preparai le borse, e scesi ad aspettare il Grande 14. Era una mattina assolata, banchi di motorini sguisciavano vicini alla superficie, coprendo di riflessi argentati i fianchi immensi del Grande 14.

Con un grande sbuffo, l'Arancione riprese velocità, passò dal grande canale, imboccò la corrente Maggiore, e finalmente si tuffò felice nel Viali. Dopo non molto si irrigidì, e in un guizzo, virò a destra, iniziando a risalire la corrente: da quel momento, entrammo nella terra dei Massarenti, che prende nome dalla corrente Massarenti, che si immette nel Viali, e sgorga dalla Grande Rotonda. I Massarenti gestiscono da generazioni il traffico di merci lungo il fiume: i Lidlenberg, gli Esselungai, i De' Coop sono le famiglie di mercanti più ricche della tribù, e vantano legami di sangue con molte altre tribù lontane. Il culto dinastico è molto vivo tra i Massarenti, che visitano di frequente i luoghi di culto, i supermercati, per coltivare i frutti delle famiglie: una, due, ma a volte anche tre volte alla settimana, vedrete una folla uniforme entrare dai cancelli del supermercato, una folla che si manterrà costante dal sorgere del sole, al calare del buio. All'interno, noterete come tutti saranno intenti ad osservare gli oggetti posti sugli scaffali delle navate centrali, o lungo le lunghissime pareti. Dopo aver ammirato a lungo gli scaffali, i Massarenti porteranno le loro offerte ai Cassieri, i sacerdoti del supermercato. Questi accetteranno i doni, e concederanno ad alcuni di portare via un oggetto o due, talvolta del formaggio, altre dei prodotti igienizzanti. Giunta la notte, i Cassieri daranno alle Guardie i denari raccolti, e queste ultime si occuperanno di versarle direttamente nelle casse delle grandi famiglie Massarenti. Gli agricoltori verranno pagati con parte della somma guadagnata, affinchè siano sempre rigogliosi gli scaffali del tempio.
Ozzacil mi aveva detto di dirigermi, una volta di fronte ai cancelli del supermercato, verso i Giardini degli Orsola.
Dunque guadai il Massarenti nel suo punto più basso, ed una volta attraversato mi fermai a prendere un caffè presso la tenda di un mercante, cha aveva piantato lì la sua piccola carovana, in attesa di visitatori come me.
Mentre preparava il caffè, mi chiese cosa venivo a fare da questa parte del fiume, e gli dissi ingenuamente, che stavo pensando di venire a vivere da quelle parti, perchè volevo scrivere un libro sui Pizzardi.
Al sentire quel nome, si dipinse sul viso del mercante prima un sorriso come di un bel ricordo, poi un'espressione di paura atavica, poi scosse il capo, poi guardò lontano sorridendo di nuovo, poi si asciugò una lacrima che gli stava scendendo lungo la guancia, ed infine mi gettò uno sguardo che posso descrivere solo come promiscuamente ammiccante, mi fissò, mi servì il caffè, guardò me, poi di nuovo il caffè, poi me ancora, e finalmente disse: - lei non ha assolutamente idea di quel che accade nella terra dei Pizzardi-.
- La terra dei Pizzardi?
- Si.
- Ma non sapevo che avessero un loro territorio
- La terra dei Pizzardi è magica e non sono conosciuti tutti i suoi confini nemmeno ai Pizzardi stessi
- Mi scusi, ma lei come lo sa?
- A volte, stando qui tutto il giorno, mi capita di intravederne uno tra i cespugli, a volte delle piume di Lobuglio, sa, stando sempre qui...

Vidi in lontananza una nuvola di polvere sollevarsi e venire verso di me: era il fido Ozzacil che arrivava di corsa. Si fermò davanti a me e mi guardò con aria indifferente, poi grugnì e gli strofinai il muso in cenno amichevole. Il suo pelo, ispido, di dread chiari, come sempre era cosparso di ricci di castagna, la montatura degli occhiali era rotta, le lenti graffiate. Per il resto, era perfettamente stirato e pulito.

Pagai il emrcante, rimandando la nostra conversazione ad un altro momento, e mentre ancora riflettevo su quel che mi aveva detto, iniziai a seguire Ozzacil.
Andammo a lungo in un bosco rado che costeggiava una canale, della fitta rete che forma il Massarenti in questa piana fertile. gli accampamenti erano radi, lungo i sentieri, che costeggiavano i corsi d'acqua più grandi.
Raggiungemmo infine ad un traghetto, gestito dal nostro lato, da alcuni stranieri, non Massarenti. Da un lato e dall'altro, questi mercanti avevano organizzato due piccole tende, dove rifocillarsi e riposare.
Andai a contrattare con il traghettatore, ma questi mi fissò per un attimo con i suoi tre grandi occhi colorati, e indicò dietro alle mie spalle: Ozzacil mi aspettava già su una piccola barca che doveva aver tirato fuori dai giunchi lì vicino. Salii, e mi misi a mio agio. Ozzacil dava qualche colpo di remo ogni tanto, fendendo facilmente il lento corso della corrente. Poco prima di giungere sull'altra sponda, mi guardò e mi disse: ora sei in terra nostra. Sorrisi e presi appunto di quell'espressione: cosa voleva dire nostra? Ozzacil era un Pizzardo?
L'agile artiodattilo legò velocemente la bici, e salutò alcuni mercanti seduti fuori dalla tenda. Vidi che si trattava del luogo di ristoro che avevo visto dall'altra aprte del fiume. Un'insegna recava la scritta: "Pizzeria 3B".
Non sapevo ancora che sarebbe diventata la mia unica fonte di sussistenza per mesi.

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