Presi i primi contatti con i Pizzardi durante l'estate 2007. Mi trovavo già da anni nella regione, e conoscevo già la maggior parte del territorio della città, e dell'oltrefiume.
Avevo imparato a seguire le maree dei Grandi Arancioni, conoscevo a memoria i percorsi, avevo già catalogato centinaia di esemplari: uomini-cane, figli di Frik, speziali, suore Kitty, tutti: ero benvenuto nelle gilde dei pastori del mare, e dei banditi del sud. Fu proprio tra di loro che incontrai Ozzacil, fida guida appartenente al popolo dei cinghiali. Ma andiamo per ordine.
All'inizio dell'estate, per varie ragioni, mi trovai costretto a trovare una nuova dimora, e Ozzacil prontamente si offrì di aiutarmi. Ciò che non sapevo, era che lui viveva nel cuore dell'oltrefiume sconosciuto, dentro i cunicoli delle tane dei Pizzardi, dove nessuno capita per caso, dove le voci del mattino e della sera si dice si confondano, dove ciò che nromalmente altera, schiarisce, e ciò che ogni giorno ci ristora, diventa evanescente.
Luoghi sconosciuti alla maggior parte dei Massarenti stessi, che formano l'etnia più grande dell'oltrefiume sud.
Non serve dire che per un ricercatore, questa fosse più di una buona notizia. Tuttavia, mi domandai subito se mi avrebbero accettato: dei Pizzardi non si sa niente, solo voci, sulle bocche imbellettate delle puttane lungo la riva dell'Aldrovandi, o frasi sconnese di ubriachi persi in qualche sogno, proverbi di qualche vecchio Massarenti al mercato.
a veces, lo más sano
es ser esa nota al pie que, solapadamente,
destruye el edificio argumentativo
del libro que la incluye.
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