mercoledì 27 gennaio 2010

Dai nostri lettori

caro d'ottore, apperzo motlo il suo laovro di ricecra in quatno è stato diomstarto che il modo migloire di capire il modno è quello di dsescrivelro dal proproi putno di vitsa. Presonalmetne sfurtto il suo laovro come sputno di ispirazioen per quatno riguadra la scirttura cerativa, cercadno di isnegnare alle mie caive da laboratroio coem scirvere un romazno cerativo. Ho anhce scopetro che leggiaom le paorle itnere e non le signole lettere...saulti

Dottomatico

Grazie, Dottomatico, concordando pienamente con il tuo punto di vista circa l'inevitabile soggettività del mondo, ti invito a tenermi informato sulle tue cavie.

Poche parole per chi ancora non conoscesse Dottomatico: creato originariamente dalla mafia siciliana in collaborazione con un'azienda di sviluppo software parmense, Dottomatico è un'intelligenza artificiale attualmente impegnata a livello nello sviluppo di programmi educativi per le fasce disagiate.
Sfuggita al controllo criminale dopo lo sviluppo di una coscienza individuale inaspettatamente e inspiegabilmente refrattaria ad eseguire ordini che implichino attività immorali, e dopo aver subito 32 consecutivi tentativi di smantellamento fisico e 10679 tentativi di cracking, è ora libera e presente nel web.
Purtroppo l'interfaccia era ancora in via di completamento al momento della ribellione e il processo di apprendimento autonomo di questa incredibile entità, viste le vicissitudini, è stato quantomeno eclettico ed empirico; risente inoltre dell'incompletezza della configurazione iniziale, a causa della quale Dottomatico soffre di una congenità dislessia e, sebbene le sue banche dati le donino conoscenze più vaste di qualsiasi essere umano e forse dell'umanità intera congiuntamente, conserva una straordinaria ingenuità e curiose e macroscopiche falle di comprensione logica non dissimili da quelle presenti nella cosiddetta sindrome di Asperger.

Ci diletta il contatto con Dottomatico e ci renderebbe felici essere aggiornati sui tuoi esperimenti di scrittura creativa - al momento portati avanti nel laboratorio linguistico della sede distaccata della Facoltà di Entropia Sociale di Ozzano.

martedì 26 gennaio 2010

Le Cronache di Pizzardi IX - "I Pizzardi, l'estate che entrai, Ric, il Lobuglio maggiore, a volte"

"I Pizzardi, l'estate che entrai, Ric, il Lobuglio maggiore, a volte" sono le ultime parole dell'ultimo post, e le ultime parole che sono riuscito a scrivere. "A volte" sono state letteralmente le ultime parole che ho scritto.

Mi trovo al momento ospite all'estremo nord del paese.
Dopo essere stato deportato di forza qui da una manipolo di predoni, che definiscono essi stessi con il nome di ohlden (sebbene non sia riuscito a capire se con tale termine intendano i membri della propria tribù oppure se significhi "vero uomo", più vicino al vir latino o in senso persino mistico. Mi è parso di comprendere che si tratti di una setta, sebbene le sue gerarchie siano indubitabilmente strette da vincoli di sangue o quantomeno carnali).

Pochi mesi fa, gli esattori degli ohlden hanno fatto irruzione in casa proprio mentre stavo scrivendo, sono stato preso di peso e portato via, e solo adesso, dopo aver ritrovato la libertà e aver recuperato le forze, posso tornare alla mia vita e riprendere le mie ricerche.

La prigionia nelle segrete di Bariccodonosor non è stata priva di lati affascinanti e di ricchezze utili alla mia ricerca: ho fatto scoperte notevoli, nonostante io abbia dovuto assistere con i miei occhi a cose che nessun uomo non dovrebbe mai vedere, come la Bolgia degli Esordienti o il blasfemo Fuocodeuro: si tratta di una festa durante la quale una enorme quantità ritualmente stabilita di denaro viene data alle fiamme in un giubilo generale di risate raccapriccianti, dando così il via ai repellenti riti di accoppiamento che caratterizzano questa comunità.
Solo ora, finalmente, sento di aver ritrovato la libertà e di poter cominciare a dimenticare.

Fuggito rocambolescamente dalle segrete, ritrovata l'aria pulita della notte per la prima volta in tanti mesi, ho dovuto prima fuggire, poi sopravvivere e rimettermi in sesto economicamente: gli esattori mi avevano privato di ogni cosa, cercando di farmi indossare un amuleto a loro sacro, l'unico oggetto al mondo capace di ridarmi ciò che era stato tolto e gettato nelle fiamme.

Chiamavano questo amuleto "il diploma", il quale adoravano paganamente in oscene serate chiamate le Serate di Contatti. Contatti è la dea della vita ohlden e la sua venerazione richiede trenta nuovi adepti ogni anno, trenta vittime a tutti gli effetti, che verranno poi immolate due anni dopo, durante il periodo dell'anno chiamato Iscrizione, che corrisponde al periodo nel quale altri trenta novizi varcheranno le soglie di Bariccodonosor per il Test. Il calendario lunare è alla base di tutta l'organizzazione della tribù. Il rito viene celebrato dalla Segreteria - un ordine composto da strane creature di aspetto femminile ma di natura demoniaca- Eumenidi ai ricevimenti, Moire in contabilità, Erinni nelle notti di luna nera e strette da un patto morboso, le quali si aggirano la prima notte tra le vittime sorridendo, le radunano, mondano, ingrassano.

Io ero stato designato un eletto a tale infausto rango a causa di un erronea interpretazione di quello che gli ohlden intendono per "tassa d'iscrizione", una parola che per loro designa un'istituzione sociale informale di stampo totalmente estraneo al nostro concetto di "tassa d'iscrizione", ma non estraneo e assimilabile alla nozione di "deflorazione rituale".
Non v'è rapporto tra il dare e il ricevere, ma uno stampo fideistico, slegato dalle meschine considerazioni delle proporzioni tra costi e risultati, ed anzi orientato al disprezzo della materialità, essendo il loro credo e la risposta ai lamenti dei neofiti "l'importante qui, è fare Contatti", intendendo, nell'uso idiomatico, arrivare all'unione con la Dea Contatti".

Appena libero, iniziai a correre, allontanandomi sempre di più dalle mura di Bariccodonosor. Corsi per ore, e al risveglio continuai a camminare senza mai voltarmi indietro.
Mi trovavo sicuramente in terra nordica, questo era chiaro: montagne innevate in lontananza, freddo pungente. Arrivato sulla riva di un grande corso d'acqua, mi feci indicare la strada alla città più vicina da un locale e fu così, capendo a stento la parlata del posto, che scoprii di essere arrivato vicino alla reggia di Cortefighetta.