domenica 19 aprile 2009

Le Cronache di Pizzardi VIII - Un anno dopo

Il silenzio è stato lungo. Non ho potuto più scrivere. Da quando sono entrato in questi cunicoli, sono successe molte cose strane, e ho bevuto, e ho respirato l'essenza di Mattimatti, e sono stato immerso nei tamburi e nei grandi cimbali di Ozzacil. Ho dormito nella Buca dei sogni, che appare solo nella testa, quando due parlano al buio.

Ho passato tempo solo qui dentro, quando i Lobugli migravano sulla loro isola, quando Ozzacil tornava alle montagne, quando Lorenzo tornava a Udine. Restavano Brent e Yda, l'alce e lo scoiattolo.
Sono di nuovo qui da pochi giorni, e partirò domani.
I cunicoli cambiano continuamente, e la gente che li abita si alterna, appare e scompare, riappare.
I Lobugli sono stati iniziati al poker dal Potente Zuna, che poi è volato alle Colonne d'Ercole per lavorare al Ginnasio.

Verso la fine della mia permanenza qui, improvvisamente, un giorno, mi imbattei in Mattimatti. Si tratta di un raro e quasi leggendario Formichiere Albino dei Pompelmi.
Abita nella tana dove ho dormito per sei emsi con Ozzacil.

Mentre mi aspettavo che durante il periodo del mio studio avrei scoperto le mansioni e le abitudini quotidiane di queste creature, ci trovammo ad affrontare una cupa ondata invernale di entropia, che all'interno della tribù, in tutta la casa, si intensifica e moltiplica. L'allucinazione e il buio di quei mesi sono un ricordo che avrò per sempre, affidato puramente al mio istinto di sopravvivenza in un ambiente non familiare, mentre la realtà perdeva i suoi contorni definiti. Mi affidai alle parole di Ozzacil e del Lobuglio maggiore. Nell'incombenza di un'ondata di entropia, i Pizzardi praticano un potente rituale, che implica riti orgiastici della durata di mesi, massiccio abuso di alcool, e numerose altre attività volte ad esacerbare l'entropia. La follia è un'animale domestico per i Pizzardi.

Ogni Lobuglio è per natura adattabile all'entropia, e mentre io scoprivo cose come queste, il mio animale si manifestò, accadimento che per i Pizzardi a grandissima importanza. Mi riconobbi Canide, e Ozzacil mi battezzò Cane, augurandomi ogni bene con la tipica espressione cinghiala "Muori, Cane".

Ognuna delle creature che compongono i Pizzardi sa per istinto di esserlo, o viene automaticamente accettata come tale, ma al contempo, si tratta di una filosofia quanto di un'etnia, che come lo Zen o la morale cristiano-giudaica, è trasversale e subisce variazioni e inversioni, incluso l'abbandono della tribù. La capacità di comrpendere la lingua e la struttura mentale dei Pizzardi è fondamentale. Altrimenti resta inaccessibile la comnprensione di gesti come lo spaccare piatti ridendo, il camminare nel lavandino, le iscrizioni sul muro, l'educazione sessuale alle giovani musulmane del ramo accanto, l'utilizzo smodato di potenti casse piazzate ovunque, in una rete onnipresente di cavi, jack, monitor, lampade, prolunghe, posaceneri, cibarie, vestiti, porte smotate, mobili rovesciati e utilizzati per nuovi scopi, trofei di caccia, tra cui: biciclette, insegne di istituzioni ospedaliere, universitarie; segnali stradali; locandine; oggetti vari recuperati dalle immondizie.
La grande collezione di sedie è motivo di orgoglio epr tutti gli abitanti dei cunicoli, incluse quelle giunte recentemente, a rimpiazzare dei ragazzi, studenti, che abitavano lungo il cunicolo che dà di fronte all'entrata dei Pizzardi. Nessun Pizzardo è mai riuscito ad imparare tutti i loro nomi, anche se alcuni di loro sembrano essere stati pienamente accettati nella Prima Cerchia.
Nel sistema di relazioni dei Pizzardi, la cerchia più esterna include tutti coloro che possono: primo, comprendere il loro linguaggio; due, non soccombere all'entropia; tre, non essere Utcho.
Gli Utchi sono una razza girovaga il cui animale è inespresso, essendo del tutto bloccato da energie che i Pizzardi considerano tabù.
Al posto di Industria, del cinghiale Balsamo, di Pinna, Crocchio, Corni, Talea e Elmahi, ora abita un procione, con il quale il Lobuglio Maggiore sembra avere una fitta serie di incontri notturni, uns studentessa di giurisprudenza, e una tassista slava dal nome Manu.

Sono molte le cose che ho appreso, e troppe quelle accadute. Ma pian piano, rimetterò ordine.

Dopo alcuni mesi, ho dovuto abbandonare l'albero dei Pizzardi, e posso tornare a fare loro visita solo ogni tre mesi. Proseguo nella mia ricerca, ma stento ancora a dare ordine ai risultati della mia permanenza all'interno della tribù.

Da subito, appena arrivato, pensai ad un modo per non intralciare la normale vita della tribù, ma poi finii per partecipare ad una serie di iniziazioni - sebbene la parola non sia corretta - che mi resero parte integrante della tribù.

Lavavo i piatti e facevo la spesa, cercando il più possibile di occupare poco spazio, e di non rendere sgradevole la mia prolungata presenza: progettavo di rimanere lì almeno sei mesi, che poi diventarono un anno.

I Pizzardi, l'estate che entrai, Ric, il Lobuglio maggiore, a volte