domenica 26 ottobre 2008

Le Cronache di Pizzardi VI - Il Bagnomenhir

Il bagnomenhir verde si erge al centro della stanza del bagno, è alto circa un metro e novanta, con una circonferenza inferiore al metro. La punta è stata inglobata dal legno del soffitto e sparisce nell'ombra. Sembra essere fatto di una specie di marmo con venature verdi verticali.

La superfici è liscia, levigata e leggermente viscida come il letto di sassi di un corso d'acqua. L'acqua effettivamente scorre da alcune fessure e scende giù lungo la superficie. ha forma leggermente squadrata, ed è quasi certamente stato scolpito dall'acqua nel corso del tempo. In mancanza di mezzi, stimerei che questo menhir si trova qui da almeno cinquecento anni. Il muschio ricopre a chiazze il verde slavato della pietra, che è completamente istoriata di microscopiche incisioni. I caratteri appartengono a alfabeti indoeuropei, ma sono utilizzati con molta libertà. Le lettere più grandi sono alte al massimo 4 millimetri.

La scrittura è prevalentemente bustrofedica, e corre tutto intorno al menhir. Trovandosi addossato all'angolo, è molto difficoltoso seguire le singole righe quando girano nella parte vicina alla parete. Ho provato con uno specchio, ma servono attrezzature più professionali. Inoltre, non posso fermarmi più a lungo di quanto non sia ragionevole stare in bagno, e spesso iniziano a bussare. Preferisco non far vedere che sono in costante atteggiamento di ricerca per non turbare la spontaneità delle mie interrelazioni. Inoltre mi domando da giorni se sia lecito che io tolga del muschio per leggere.

Ho iniziato a studiare le iscrizioni da 2 settimane, passate a creare una mappa del testo.
Ho iniziato a tradurre il settore B4 del menhir, che contiene dai 10.000 ai 20.000 caratteri.

Nella decrittazione, ho iniziato a distinguere per prima cosa i numeri e i numerali: ecco qui una bozza di qualche riga:

**** 5nizza**************3B ******************************************************IP 192 ****** 254 **********************************************************************
************************************************************************************
************************************************************************************
2 girls 1 cup *******************************tris **************************************
************************************* attacco con 1 ********************************* sono le 6 sono **************************le 3 ************************************* 40138 ***************************************150 di bolletta *********MUSCHIO
900 server **********************************************************MUSCHIO
**********************************************************************MUSCHIO
300 *********this is sparta **************4 porte********************** 3 porte MUSCHIO 1 portone *******************************************12 grammi MUSCHIO **************************per 2 mezzo chilo per 4 1 chilo MUSCHIO
per ottobre 2 esami ********** per te 1 ceres ***************************2 singole una doppia ******************************due doppie una singola *****************una tripla ***********************una doppia ********************************************* **** *******************************************************************36 ore senza dormire********************************** 12 ore vomitando ******************mi mancano 6 libri ***************************************************100 mega ************************** 01x03 02x09 avi *********** (etc)

mercoledì 22 ottobre 2008

Le Cronache di Pizzardi V - Cenni linguistici

Willis sembrava bendisposto verso di me, e mi offrì del caffè.
Intanto entrò un grosso uomo, molto robusto, dai capelli neri, e scaricò due grosse ceste di cibarie sul tavolo, sbattendole incurante. Mi guardò e disse:
- Ah tu sei quello nuovo quindi
- Si. Mi chiamo Zeppelie.
- Piacere, Lorenzo
- Piacere
- Ora sai cosa? Stasera faccio un bel minestrone di verdure, e poi andiamo a fare un bel bukkake in piazza, che ne dici?
Sebbene contento di tanta ospitalità, mi sentivo stanco, e quindi declinai l'invito.
Lorenzo sparì giù per un cunicolo, io mi girai a guardare fuori, seguii il pavimento di muschio e radici sotto i miei piedi: tre metri più avanti finiva, e guardai la città in basso, e sopra le fronde del grande albero, ancora più in alto di noi.
C'erano castagne ovunque per terra, e piume, e cartoni di pizza sporchi di sugo. Affacciandomi a caso, ritrovai Franco: era appollaiato davanti ad un laptop, si girò di scatto:
- Vieni a vedere questo video
Il nido del lobuglio minore era ampio e curato. Le pareti erano incrostate dei suoi tipici escrementi iridati. Guardai con simpatia il pennuto: in questa regione il carattere calmo dei lobugli è parte del folklore, come la loro creatività e la loro capacità di coesistere con specie diverse nello stesso habitat se non nelle stesse tane.
La prima migrazione dell'inverno era ancora lontana: il nido di Franco era perfettamente pulito e curato.
Mi fece guardare L'Uomo Visibile su youtube: sembrava contento di riguardarlo, e sul suo viso, benchè possa suonare strano dirlo di un pennuto, era accennato un piccolo sorriso autocompiaciuto.

E' necessario soffermarsi sul primo punto della mia ricerca: il linguaggio dei Pizzardi è molto vicino ad un linguaggio naturale, fatto di suoni dal significato variabile a seconda della circostanza, o da espressioni formulaiche invariabili dagli usi svariati. Il suo utilizzo è simile ad un pidgin, ma con una particolarità: i lemmi delle lingue con cui entrano in contatto, prevalentemente italico, bulgnais, inglese, qualsiasi cosa, viene riadattata al lingua naturale. Notai che i Pizzardi prendevano a rpestito dai media massicce quantità di espressioni, ignorandone completamente il significato e riadattandole.
Ozzacil mi insegnò le prime espressioni da usare, e qui di seguito ve ne elenco qualcuna, rimandandovi nel frattempo ad un futuro dizionario sul quale sto lavorando:

Suoni naturali:
ò: (chiusa, lunga e ad alta voce): passa, dà, basta, che ora è, è poco
heearg: ti voglio bene, sto bene, sono sazio, era buona

Prestiti:
Porco (dal cinghiàlo-italico): uomo
Muori (dal cinghialo-italico) (tu, voi): non c'è di che
Burn (dall'anglo-babilonese) (tu, voi): va bene
Devo/i solo morire: approssimativamente anche oggi è già finito prima di iniziare

Proverbi:
"In Sicilia si dice sedia ed è viola"
significato:
"Quel che ho detto non ha senso"

"Come diceva sempre la mia/tua ex-moglie"
"Quel che ho/hai detto non ha senso"

Oltre alla forma orale, la comunicazione tra Pizzardi avviene in modo straordinariamente frequente tramite gli occhi. Le leggende che li riguardano non sono pura fantasia: ho io stesso riscontrato qualcosa che se non può essere chiamato telepatia, certamente non ha al moemtno un nome migliore per essere definita.
I Pizzardi, coerentemente, non hanno una parola per questo fenomeno, ma mi capitò forse tre o quattro volte, di guardarli fare un segno preciso. buttare l'aria fuori da naso in uno sbuffo, scuotendo la testa e sorridendo.
I pIzzardi non sembrano favorire particolarmente questa abilità, anzi paiono conservarla discretamente, con lo stesso atteggiamento di chi tiene placato qualcosa che, se del tutto sveglio, sarebbe incontrollabile.

Questo effettivamente avvenne, avvenne nell'inverno, e fu allora che capii cosa vuol dire far parte dei Pizzardi.

Ad ogni modo, trovai una parte dell'interno della cortezzia dell'albero che veniva utilizzata per i bisogni di Ozzacil, di Lorenzo e degli ospiti.
Infatti, il lobuglio minore produce degli escrementi pigmentati e atossici, con i quali costruisce il proprio nido, lo rattoppa nell'inverno, oppure, usandolo come collante, costruisce rudimentali ed originalissimi oggetti dall'uso a volte incomprensibile, mentre il lobuglio maggiore ha un aprticolare sistema digerente che espleta la propria funzione tramite il meteorismo, nebulizzando le feci ed espellendole in frequentissime e perlopiù inodori scorregge.
Sulle pareti di questo angolino erano state fissate mattonelle, quasi ad imitare le parvenze di un bagno, ma i numerosi fori nella corteccia, il muschio sulle superfici, ed i rivoli d'acqua discontinui che producevano un gentile sciaquio nelle fessure dell'albero non aiutavano molto ad illudere un forestiero. Notai che negli anfratti sui muri potevo trovare tutto il necessario: schiuma da barba, pettini, tagliaunghie, Internazionale, la Settimana Enigmistica, spazzolini (ne contai circa sedici, alcuni segnati da morsi, altri conficcati con forza qua e là.
numerossisimi rotoli vuoti di carta igienica giacevano in un angolo, sotto un'escrescenza verticale del legno che recava scritte in alfabeto italico, che mi richiesero del tempo èper essere decifrate, ed allo studio delle quali mi dedicai perlopiù la mattina.

Il nido del lobuglio maggiore era in alto, come spesso sono i nidi di questa sottospecie, quasi incassato nell'angolo in alto di una grossa ansa nel tronco del legno. C'erano sei o sette tazzine di caffè impilate vicino ad un tavolo, e Willis sembrava disegnare un ritratto delle tazzine sul muro con un pennarello nero indelebile. Mi guardò intensamente, e poi si rivolse al suo lavoro. Sentii chiamare: - 'Rric! - e vidi il lobuglio maggiore girarsi di scatto. Era la voce di franco
- O'
Non ci fu risposta per circa mezz'ora, poi nuovamente la voce di franco_ - 'Rric!-
- O'

Con il tempo, capii che i lobuglio a volte si chiamano da un nido all'altro per rassicurarsi che il territorio sia sempre sotto controllo e che non vi siano pericoli.
Willis mi guardò di nuovo, e mi fissò con ancor maggiore intensità; posò il pennarello, si guardò in giro, si rassettò il piumaggio, e mi guardò ancora:
- Hai una paglia?

Avendo finito le sigarette, mi proposi di andare a comprarle, e Willis decise di uscire con me.
Mi portò giusto oltre il canale, dopo una piccola ansa: c'era una grande capanna rettangolare, vidi molti tavoli e sedie. Fummo accolti da un signore sui sessant'anni. Chiesi due caffè e due pacchetti di sigarette. Willis sembrò sorridere tra sè, ma non compresi perchè, quindi mi girai e presi il giornale.
Poco dopo ci furono dervite una birra e due pacchetti di sigarette, allora feci per parlare, ma Willis mi fermò con ungesto, scuotendo la testa, e disse: - un panino.
- Scaldo?
- Si

Lo guardai perplesso, ma un minuto dopo, ecco arrivare i due caffè.
Willis non disse niente, prese i caffè e si diresse verso un tavolo lungo la riva del canale.
Ci sedemmo e parlammo del più e del meno, e mi resi conto che era giunta la sera.
Era meraviglioso vedere il finire dedl giorno: i colori erano particolarmente belli, l'aria era calda, ma agitata da una brezza piacevole, ed il tempo sembrava aver rallentato.
Willis mi disse che studiava storia, in particolare era interessato agli ivnestimenti cinesi in Africa. Parlava perfettamente l'italico ora, ma non feci domande, in quanto volevo scoprire le cose nel modo più spontaneo e non intrusivo possibile: in mie precedenti spedizioni, infatti, avevo già involontariamente rotto dei tabù senza rendermene conto, complicando così notevolmente il mio lavoro.